domenica 25 agosto 2013

MIA MAMMA SUONA IL BASSO

Recensione di Iara Ciccarelli Dias


Moni Nillson, Svezia
Traduzione di Laura Cangemi
Illustrazioni di Alessandro Sanna
Collana Bohem racconta
Casa editrice Bohem Press Italia
Consigliato a bambini a partire dagli 8 anni




Scoperto in biblioteca, letto in un fiato e poi riletto, ancora e ancora, Tsatsiki e Ma' è pubblicato dalla Bohem Press Italia, casa editrice di alto livello specializzata in albi e libri per l'infanzia, come anche la casa madre svizzera, la Bohem Press di Zurigo.
Tsatsiki e Ma' (come anche il seguito Tsatsiki e Pa') ci parla della natura della genitorialità; della libera scelta di vivere come si vuole e come si è; di relazioni adulto – bambino dense di significato. Ci racconta di un bambino di sette anni e del modo in cui osserva il mondo; di una giovane madre anticonformista e della sua filosofia di vita, del suo grande amore per Tsatsiki, mai ossessivo, mai morboso. Ci narra della nascita di Tsatsiki; del rapporto bellissimo che si sviluppa tra il bambino e Göran, il ragazzo che ha affittato una stanza nella casa di Ma'. Il libro apre inoltre una parentesi interessante sul problema del bullismo a scuola, trattandolo con fine ironia e anche con amaro sarcasmo.
In seguito a un ripetuto episodio di bullismo perpetrato contro un ragazzo fragile e incapace di difendersi, Tsatsiki reagisce con violenza contro il provocatore, un ragazzo molto più grande di lui. Scoppia una rissa e le conseguenze sono dipinte di nero verde blu e giallo sul volto di Tsatsiki. Ma' si precipita dal direttore, che nega ostinatamente l'esistenza del bullismo nella sua scuola. Ma' è sicura di sé, è determinata quando sa di essere nel giusto; non teme l'autorità e si fa beffe di questo “direttorucolo” che non sa assumersi le proprie responsabilità. Reagisce con dignità e fierezza contro la meschinità e la piccolezza di chi ha un ruolo preciso e non sa esercitarlo se non godendo dei provilegi superficiali della gerarchia.
Ma' è convinta che si diventa forti grazie all'amore e, fedele a questa filosofia, affronta da sola il bullo della scuola, Martin Verme: stipula un patto con lui, gli insegnerà a suonare la chitarra una volta alla settimana a casa sua.


Non si può non pensare a Torey Hayden e al suo stile di insegnamento nelle classi speciali. Molto critica rispetto all'uso dei farmaci per trattare e gestire i bambini con problemi di comportamento, Torey sostiene che la chiave del problema risiede nel modo di relazionarsi con i bambini. Il suo è un approccio sostanzialmente relazionale e cooperativo, centrato sulla cura e sull'attenzione ai bisogni di quei bambini che non ricevono amore e rispetto da ambienti deprivati e da adulti disfunzionali.
Su una scia analoga agisce Ma', quando invita Martin Verme a casa e stabilisce con lui un rapporto di fiducia e di dialogo centrato sull'assunzione di un impegno semplice e piacevole.
Ma' è la protagonista della storia ed è dipinta come una mamma speciale, unica. Forse un po' fuori dalle righe, non può che destare simpatia per i suoi modi diretti e umani. Non c'è artificio in lei, è se stessa, è come vuole essere. Emerge una donna integra, pura, una personalità interessante, sfaccettata e reale. Ma' ha le sue idee, le sue convinzioni ma non è una donna rigida, chiusa: non le impone al figlio. Sa mediare ed ascoltare. È una donna indipendente ma sa chiedere aiuto e sa appoggiarsi agli altri. La sua vita è una rete di rapporti molteplici. Stringe legami, scioglie relazioni ma rimane centrata sul figlio e sui propri progetti.
Tsatsiki è un bambino autonomo, molto consapevole di sé e dell'amore della mamma. Cresce in un ambiente particolare, non convenzionale. Non conosce il suo papà. Per ora non gli manca. C'è la mamma e l'amicizia intensa con Göran. Ci sono i nonni e gli amici. Non è che si accontenti: trae forza e nutrimento dall'affetto di tutte queste figure con cui ha rapporti positivi. Quando comincerà ad interessarsi veramente al papà, saprà chiedere aiuto a tutti, potrà parlarne liberamente con gli amici, con Göran e con la mamma.


Tsatsiki, a detta di Ma', è un figlio dell'amore. È nato da una relazione frizzante e breve tra Ma' e Yanis, pescatore di polipi in un'isola greca.
Quando Ma' si accorge di essere incinta, decide di non condividere la propria vita e la genitorialità con il papà di Tsatsiki, che crescerà da sola, a modo suo. Mà svolge vari lavori ma la sua vera passione è suonare il basso e cantare nel suo gruppo, che la occupa quando non lavora: sogna di diventare una rockstar. Per arrotondare lo stipendio, Ma' affitta una stanza. Al momento della nostra storia, il coinquilino è Göran, un giovane militare che, oltre a pagare l'affitto, partecipa con entusiasmo alla vita della “famiglia”, cucinando, accompagnando Tsastsiki a scuola e collaborando alla risoluzione delle faccende spinose. Göran e Tsatsiki con il tempo stabiliscono un legame molto forte, diventano amici. Giocano, discutono di questioni serie, si confrontano, si ascoltano e bisticciano. La relazione è solida, fiduciosa. La mamma crede che questo rapporto possa bastare al figlio. Ma Göran non è un papà, è un amico e a Tsatsiki manca il suo papà: esiste davvero il papà pescatore di polipi o se lo è inventato la mamma? E Ma', cosa vuole lei? Leggendo la storia scopriamo i sentimenti di Tsatsiki e i pensieri di Ma'. Come reagirà la mamma alla richiesta di Tsatsiki di conoscere il padre?


In una classe abituata al confronto di idee e opinioni, abituata a leggere e ad ascoltare storie diverse, possono emergere domande e discussioni sui rapporti familiari, sulle relazioni tra uomo e donna. L'insegnante, se sceglie i libri per ragioni precise, dettate dagli umori della classe e/o da circostanze particolari, può sollecitare il dibattito con domande mirate affinché vengano fuori pensieri inespressi. Mi accorgo che il modello più diffuso che i bambini hanno in mente quando giocano, quando parlano, quando inventano storie, è quello veicolato da una certa tradizione culturale che ha tramandato l'idea dell'amore romantico e dell'amore sofferto che poi si risolve in un congiungimento fatto di “amorosi sensi” e di convenzioni sociali. Il modello di riferimento è quello familiare: alla fine i protagonisti, dopo aver affrontato avventure e peripezie rocambolesche, si sposano. Libri come Tsatsiki e Ma' e Tsatsiki e Pa' spiazzano perché rimandano ad altri modelli, testimoniano e suggeriscono altre possibilità di rapporti e relazioni familiari e di coppia. In Tsatsiki e Ma', la mamma è una donna determinata, per nulla vittima di convenzioni e modelli culturali tradizionali. Non è sola, ha tessuto relazioni diverse, amicali e significative. Soprattutto, ha assunto con coscienza e dignità la scelta di crescere da sola il figlio e senza sfumature di rabbia, di colpa o di vergogna ha raccontato al bambino come è stato concepito.
I libri che scegliamo di leggere dovrebbero fornire ai bambini e alle bambine altri modelli culturali; dovrebbero aiutare a rompere il muro di diffidenza e incredulità che si alza, per esempio, quando si accenna al benessere di vivere da soli. I libri dovrebbero aiutare ad allargare gli orizzonti di pensiero: esistono tante realtà e farle conoscere attraverso i romanzi può sollecitare la fantasia e l'immaginazione critica.

Alla fine della storia, Ma' decide di far incontrare Tsatsiki con Yanis, il papà pescatore di polipi, il quale ignora ancora di avere un figlio. Il libro si conclude con Tsatsiki e Ma' che sono sull'aereo, diretti in Grecia, emozionati entrambi, nervosi e preoccupati per l'imminente incontro:  
- Ma', disse (Tsasiki) con una vocina sottile sottile, promettimi una cosa. (…) Promettimi che non dirai al mio papà che sono suo figlio, prima che te lo dica io. Perché se non mi piace e non lo voglio come papà, è meglio che non sappia niente...-
-Te lo prometto, te lo prometto sul mio onore-.


Articolo pubblicato nella rubrica Letture in CE, n° 4/2012  (http://www.mce-fimem.it/editoria/coop_ed/coop_ed.html, http://www.erickson.it/Riviste/Pagine/Scheda-Rivista.aspx?ItemId=38457)

Consiglio la visita al seguente sito: http://www.bohempress.it/

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