Il
28 marzo, ultimo giorno della Fiera del libro per ragazzi, ho
partecipato a Bologna a una tavola rotonda sul tema La
letteratura svedese per ragazzi: uno strumento per aiutarli ad
affrontare le difficoltà della vita quotidiana.
Ospiti
dell'incontro sono stati, tra gli altri: Åsa Lind1,
Ulf Stark2,
Joanna Dillner3,
Laura Cangemi4
e Pino Costalunga5
nella veste di moderatore.
Si
trattava di conoscere alcuni degli scrittori di cui stavo leggendo e
recensendo i libri: dovevo esserci.
Non
riporterò in modo dettagliato le parole dei partecipanti. Mi
interessa piuttosto raccontare quanto emerso dagli interventi degli
ospiti perché credo possa dare ragione della mia passione per la
letteratura svedese e per la lettura ad alta voce, altro tema
dell'incontro bolognese.
Perché leggere ad alta voce autori
svedesi?
Spesso
a scuola accade che l'insegnante non legga ad alta voce ai bambini,
forse per mancanza di tempo, per un sovraccarico di lavoro che non
lascia abbastanza spazio per questa attività gratuita, che non
dovrebbe implicare alcuna valutazione. C'entra anche la mancanza di
coraggio: il coraggio di scegliere i libri adatti secondo il proprio
gusto e secondo le reali esigenze della classe. Capita infatti che
gli insegnanti si affidino ai pareri dei colleghi, leggendo libri che
ci si aspetta di dover leggere a una certa età. Inoltre, non sempre
gli insegnanti vanno in cerca di titoli nuovi e di proposte
editoriali divergenti le scelte consuete. Si perde così l'occasione
di andare oltre il già conosciuto; si trascura di nutrire la parte
spirituale che risiede in ciascuno di noi, adulti e bambini: quella
parte potente, energica, intuitiva che ha bisogno di cura,
delicatezza e gesti rituali condivisi.
Come
sottolinea Pino Costalunga, leggere ad alta voce aiuta a coltivare
l'empatia, il legame affettivo che si crea attraverso la voce e la
gratuità del gesto, perché chi legge non deve pretendere nulla in
cambio, neanche l'ascolto. Fondamentale è la selezione delle opere
adatte, leggerle, appassionarsi ad esse.
Penso
agli sguardi concentrati dei miei alunni quando leggo con espressione
e passione i libri che anche io amo: in aula succede qualcosa che non
ha niente a che fare con il silenzio imposto loro come regola. Nella
lettura animata risiede una magia che non si crea ascoltando leggere
ciascun bambino lo stesso brano più volte: c'è l'incantamento
prodotto dalla voce, dalle espressioni facciali, dalla gestualità
delle mani, del corpo; c'è la possibilità di creare delle relazioni
significative fondate sulla passione condivisa per un libro, per dei
personaggi, per un autore. Se chi legge ad alta voce conosce ed ama
una storia, l'ascolto si propaga e diventa denso e attivo, si
diffonde nello spazio e attraversa il corpo, animandolo con sospiri,
risate, movimenti repentini delle braccia, delle gambe, dei piedi.
Ci
sono bambini che si tengono per mano, che si abbracciano, che si
guardano e sorridono, che si alzano e si siedono vicino agli amici.
Quando leggiamo ad alta voce in classe stiamo facendo qualcosa che
“ci riguarda”.
Pino Costalunga e Joanna Dillner |
Per
Joanna Dillner il libro deve attivare il riconoscimento, in chi legge
e in chi ascolta. Non deve distaccarsi dalla realtà. I bambini
devono riconoscersi nella storia letta e gli autori devono raccontare
qualcosa di riconoscibile. L'editore, da parte sua, deve saper
selezionare i libri che daranno un giorno la gioia al bambino; libri
all'altezza dei loro interessi e della loro curiosità, come Lupo
Sabbioso.
Il tema centrale deve essere la vita del bambino, la sua
quotidianità, raccontata con il linguaggio di tutti i giorni, senza
banalizzarlo. La lettura animata, inoltre, è profondamente
democratica perché tutti i bambini hanno accesso alla bellezza,
delle parole e della storia.
Åsa Lind, Lupo Sabbioso, edizioni BohemPress Italia, Illustrazioni di Alessandro Sanna |
Ci
sono bambini ed adolescenti che hanno difficoltà a decifrare la
scrittura. Attraverso la lettura ad alta voce si crea come uno spazio
in cui si è tutti sullo stesso piano, perché tutti possono godere
della storia, ognuno con una sua “lettura” e tutti possono
concentrarsi sul contenuto, senza essere frenati dalla difficoltà
tecnica del leggere.
A tale proposito, Ulf Stark sostiene che il
libro non deve essere prescrittivo riguardo l'interpretazione: deve
lasciare aperte diverse letture. In una storia non ci deve essere
tutto, non bisogna dire tutto in modo esplicito: un libro dovrebbe
lasciare sempre lo spazio perché si possa parlare liberamente di ciò
che può evocare in ciascuno. In questo senso il libro diventa un
luogo d'incontro, una piattaforma per una conversazione comune
centrata sul testo letto/ascoltato e ha un potente effetto
terapeutico, perché “c'è sempre bisogno della letteratura per
affrontare problemi grandi”6.
Se c'è rispondenza tra le curiosità vive dei bambini e il libro
scelto, la discussione, il confronto tra le diverse interpretazioni,
la condivisione delle emozioni suscitate possono scaturire senza la
sollecitazione dell'insegnante perché se il libro è davvero adatto
saranno i bambini a volerne parlare insieme. E ne continueranno a
parlare in giardino, a mensa, a casa. Pertanto è importante
scegliere libri coraggiosi, storie in cui gli autori assumono lo
sguardo dei bambini e raccontano con delicatezza, sincerità e pudore
di qualsiasi cosa.