venerdì 27 dicembre 2013

MASCHIO O FEMMINA?

Recensione di Iara Ciccarelli Dias

Copertina dell'edizione del 2003
Titolo: Extraterrestre alla pari
            Autrice: Bianca Pitzorno
           Illustratrice: Emanuela Bussolati
                                         Edizioni EL, 2003
                                         Consigliato a partire dai 10 anni
                 

 
L'arrivo di un astronabus spaziale non è questione di tutti i giorni.
Soprattutto se si tratta di un'astronave speciale che porta sulla Terra una creatura del pianeta Deneb, la stella più brillante della costellazione del Cigno1.
Protagonista di questa storia è Mo, un*2 bambin* di 29 anni denebiani, corrispondenti ai 10 anni terrestri.
Il romanzo di Bianca Pitzorno, Extraterrestre alla pari, cattura immediatamente la curiosità del lettore3, facendolo entrare nel vivo della vicenda. Mo, appena atterrat* in Italia con i suoi genitori, incontra la famiglia Olivieri che l'ospiterà per dieci anni come un* figli*, come previsto dal programma di scambio reciproco promosso dall'I.R.T.D. (Istituto per i Rapporti Terra Deneb). Si creano subito delle frizioni tra le due famiglie a causa del sesso di Mo: è maschio o femmina?
La famiglia Olivieri crede di ospitare un maschio, deduzione affrettata dipesa dal fatto che il nome della creatura termina con la o4. L'aspetto, del tutto uguale a quello dei ragazzini terrestri, non tradisce l'appartenenza a un genere piuttosto che a un altro e quando i terrestri vengono a sapere che non si conosce il sesso di Mo, sono disorientati, addirittura indignati. Si arrabbiano e minacciano di non accogliere più Mo. 
Bianca Pitzorno


A questo punto il lettore non potrà abbandonare il libro, andrà fino in fondo per scoprire «che cosa è»5 Mo. A quanto pare sulla Terra è importantissimo conoscere il sesso delle persone: «Se non sappiamo se è maschio o femmina, in quale modo ci dovremmo comportare con lui/lei? (…) Da noi sulla Terra con una bambina ci si comporta in modo differente che con un maschietto»6.
Sono le parole del signor Olivieri, sbigottito e disorientato  di fronte alla sorpresa del non-sesso di Mo. I genitori denebiani, a loro volta, non comprendono l'agitazione dei terrestri, non capiscono perché la conoscenza del sesso sia così cruciale per l'educazione e la crescita dei figli: su Deneb «per aiutarli a crescere occorre conoscere il carattere dei nostri bambini, le loro tendenze, i loro desideri... non se sono maschi o femmine. Questo interesserà semmai loro quando da   adulti desidereranno metter su famiglia, se ne avranno voglia ».7

La prima edizione del libro è del 1979. Leggendolo, si scopre con meraviglia la sua attualità: il tema affrontato nella storia fa discutere ancora oggi; pone genitori e insegnanti di fronte a questioni importanti legate all'educazione di genere. Le classi in cui lavoriamo sono miste, composte da bambini e bambine che nell'abbigliamento, nei giochi, nei discorsi, nelle discussioni guidate “tradiscono” diverse rappresentazioni del genere cui appartengono. Come possiamo intervenire noi adulti, cresciuti in una cultura stigmatizzata, allevati spesso secondo modelli tradizionali? Come aiutarli a crescere con maggiore libertà, coscienti delle etichette, dei modelli inculcati da una cultura sessista maschilista e patriarcale? 

Ho letto Extraterrestre alla pari ad alta voce in quinta elementare. Fattori di natura diversa mi avevano suggerito questo titolo.
In classe si percepiva una tensione sottile nei rapporti tra i maschi e le femmine, soprattutto tra alcuni bambini. I diverbi scoppiavano in giardino, durante la ricreazione. Riguardavano i giochi, le amicizie, le gelosie. I bambini si insultavano e si offendevano, rimproverandosi reciprocamente atteggiamenti che in realtà mettevano in atto sia i maschi sia le femmine. Questo è stato di certo il fattore determinante nella scelta.
Un ruolo non secondario aveva giocato anche il lavoro che stavamo sviluppando in Italiano: l'analisi di pubblicità televisive di marchi famosi. I testi dei bambini, oltre ad essere molto divertenti, erano puntuali, critici, spietati quando si trattava di pubblicità che reclamizzavano le automobili, i prodotti per l'igiene femminile e per la pulizia domestica. Leggendoli, si aprivano spesso dibattiti legati al tema dei ruoli sessuali: perché la donna è sempre associata alla pulizia della casa e l'uomo no? Perché pubblicizzano saponi solo per l'igiene intima femminile? Perché quando devono vendere una macchina c'è una donna mezzo nuda?
Non mi ero sbagliata nella scelta: il libro ha interessato tutti i bambini, facendo venire allo scoperto, con acute osservazioni, anche quelli di solito più chiusi. Procedendo nella lettura, i discorsi in classe si facevano sempre più vivaci. Gli interventi partivano dal romanzo e si estendevano ad abbracciare i problemi di tutti i giorni, scolastici e familiari. Si parlava delle frasi fatte e dei luoghi comuni connessi al piangere; dei modelli culturali che impongono colori differenti per i due generi: l'azzurro e il rosa, i colori scuri e i colori pastello.

Dopo un primo periodo schizofrenico in cui Mo è costrett* ad alternare l'identità maschile e quella femminile, la mamma terrestre, in attesa dei risultati dell'esame del sangue che avrebbe assegnato il sesso a Mo (analisi autorizzata dalla famiglia denebiana), decide di sottoporre la creatura spaziale a un test psicologico. Secondo i risultati del test, poco attendibile dal punto di vista scientifico, Mo apparterrebbe al sesso maschile. La signora Lucilla porta immediatamente Mo dal barbiere e gli sottrae la sua bambola denebiana, perché «non era il caso che continuasse a giocare con le bambole come una femminuccia»8.
Più avanti, nel romanzo, la scrittrice descrive la trasformazione avvenuta in tutti i componenti della famiglia terrestre appena i risultati delle analisi ufficiali attribuiscono a Mo il sesso femminile. Cambiano l'arredamento della stanza, i colori della tappezzeria, delle tende e dei quadri. 
Cambiano i libri, i giocattoli, i giochi che Mo può fare. 
Illustrazione di Emanuela Bussolati


Mo si interroga sul significato di essere donna, sui ruoli di genere, sui rapporti amicali maschili e femminili.Mo non può più salire sugli alberi, non può correre, saltare, sporcarsi e andare a giocare con la sua banda. Anche perché la banda la rifiuta, appena Mo rivela di essere in realtà una ragazza. Ma Mo è sempre Mo, cosa cambia? Cosa è cambiato da prima che era maschio e ora che è femmina? Cambia tutto. Cambiano i colori dei vestiti, cambia la possibilità di esprimere i propri sentimenti apertamente, cosa che non le era consentito quando era maschio. Cambia che ora non suscita imbarazzo la sua abilità nello svolgere i lavori domestici, la sua bravura a lavorare la maglia e a dirigere la casa. 
Non spazientiscono più le sue doti
molteplici, che i terrestri avevano difficoltà a incasellare in un'identità piuttosto che in un' altra.
Alla fine del romanzo Mo è estenuata: si accorge di non essere mai davvero se stessa, di non trovarsi a suo agio con i terrestri. Si preoccupa di essere diventata ipocrita e meschina perché non le è permesso essere quello che è, Mo, con i suoi interessi piaceri desideri bisogni passioni curiosità comportamenti. Con i suoi sentimenti, che non hanno sesso.
Illustrazione di Emanuela Bussolati
Incontrandosi con un suo amico scienziato, Mo scopre casualmente di poter tornare sul suo pianeta prima dello scadere dei dieci anni prefissati. Decide di partire. Ma non da sola: porta con sé la cugina Caterina, imprigionata dai consigli, divieti e pregiudizi familiari; la sua amica Maria, che vuole crescere libera dall'obbligo di vestirsi con abiti femminili; la piccola Stella, la figlia di Anna. Anna è la sorella scienziata della madre terrestre di Mo: per timore di essere criticata e vessata per le sue scelte (andare per un anno in America per studiare la coda di una cometa lasciando il marito ad occuparsi dei bambini) ha rinunciato a fare ciò che ama (l'astronomia) e si sta spegnendo. Ma Stella deve vivere in modo diverso, senza che qualcun altro scelga per lei ciò che può diventare solo per il fatto di appartenere a un genere che, in Italia, ancora non è considerato davvero alla pari di quello maschile.


Questa recensione è stata pubblicata nella rubrica Letture del n° 4/2013 di CE, la rivista del MCE edita dalla Erickson

1 Bianca Pitzorno, Extraterrestre alla pari, Einaudi ragazzi, 2003. http://www.biancapitzorno.it/
2 Il simbolo * sostituisce la desinenza perché ancora non si conosce il sesso del protagonista. Richiama la scelta stilistica dell'autrice che tronca il finale dei nomi e dei pronomi riferiti ai denebiani, la cui lingua ha il genere neutro.
3 Il romanzo è consigliato a partire da 10 anni.
4 L'equivoco nasceva anche dal fatto che in una lettera in cui presentavano Mo, i genitori dell'extraterrestre si erano riferiti a lui traducendo i pronomi e gli aggettivi neutri che lo riguardavano col maschile. In italiano infatti non esiste il genere neutro e si usa il maschile quando non si conosce il sesso di una persona o quando ci si riferisce a un gruppo di persone non dello stesso genere. Pagine 17, 50, 53.
5 Pagina 12
6 Pagina 12
7 Pagina 15
8 Pagina 94