mercoledì 21 maggio 2014

RACCONTARE GLI ADOLESCENTI



Recensione di Iara Ciccarelli Dias 


Due casi disperati, Bur Ragazzi, 2009
Ora di Crescere, Bur Ragazzi, 2009
Che stress, Salani, 2006
Bonsai, Salani, 2005 

Romanzi consigliati per ragazzi di età compresa tra i 12 e i 14 anni


Ci sono scrittori capaci di far uscire i personaggi dalla carta e mostrarceli nella loro autenticità. Ci sono scrittrici coraggiose che raccontano senza mistificazioni di argomenti complessi, come l'adolescenza.
Christine Nöstlinger crea un mondo da rappresentare senza scorciatoie, senza ricorrere a un linguaggio ovvio e prevedibile. Lei va al fondo delle cose, delle vicende, dei personaggi che scandaglia fino a farne emergere le stranezze, le stravaganze, i lati bui e non simpatici. Il linguaggio è schietto, frizzante, empatico, reale. Tuttavia, (…) non c'è il desiderio ossessivo di “raccontare la realtà”. C'è fortissimo, invece, il senso dell'atmosfera. Sì, perché noi solo raramente sappiamo riconoscere le atmosfere, il mondo ci sembra tutto uguale, le giornate ci appaiono ripetitive, il succedersi delle stagioni ci sfugge. Quando siamo così, siamo in pericolo. Un mondo guardato superficialmente, di sfuggita, pensando ad altro, non è umano davvero. (…) Ma la Nöstlinger (…) si prende cura di noi e ci aiuta, ci induce a guardare meglio, a prendere coscienza, a capire anche cose indecifrabili, stranissime. 
E lo fa attraverso i suoi personaggi: Barbara, Anika, Julia, Sebastian, Stefan. Adolescenti disordinati, chiassosi, provocatori, impertinenti, saggi, spietati, insicuri, contraddittori, spavaldi e fragili. In cerca di una loro identità sessuale, di una loro autonomia e dignità, non sanno ancora cosa vogliono ma provano, fanno tentativi, prendono strade che non ci si aspetterebbe e riflettono su loro stessi in modo sconclusionato ma autentico. 
La Nöstlinger non ci risparmia mai nessuna sgradevolezza. I suoi libri sono pieni di gabinetti, dita nel naso, cattivi odori, foruncoli, sporcizia, urli, imprecazioni2. (…) C'è proprio tutto, e senza censure, senza attenuazioni, quel che va detto va detto3. (...) Impressiona il suo coraggio, è un coraggio vero che non si concede smargiassate, che non si traveste con l'audacia superficiale di chi ama la facile volgarità4
Per queste ragioni i suoi romanzi piacciono: perché sono autentici attendibili e credibili. Riescono a parlare il linguaggio dei ragazzi e a mediare tra le verità "solidificate" degli adulti e le domande, le esigenze, le intemperanze dei nuovi pre-adolescenti. 

Ho letto Due casi disperati tre anni fa in quinta elementare ad una classe che ho seguito dalla prima. Gli altri non ho potuto proporli perché si rivolgono a ragazzi più grandi, delle scuole secondarie.
Anika                                              Barbara e Stefan



In quarta e in quinta i nostri alunni non sono già più bambini e il linguaggio degli insegnanti forse dovrebbe essere diverso, così le regole e i confini dovrebbero adeguarsi al nuovo profilo dei
ragazzi con cui entriamo di volta in volta in relazione. Nel corso degli anni sono sempre loro, hanno gli stessi nomi, ma il corpo cambia. La ricerca dell'identità, della corporeità non sono quelli di quando avevano sei-sette anni. È innegabile.
Come parlare a/con loro? Non certo con prediche, con discorsi adulti e retorici.
La voce ci viene in aiuto quando sa farsi appassionata interprete di storie fantastiche ma vere, letterarie ma vicine alla realtà quotidiana. 

Leggendo un bellissimo libro che racconta la storia del progetto Chance, Insegnare al principe di Danimarca5, trovo parole che descrivono gli adolescenti in un modo sorprendente per l'energia e l'empatia che suscitano. Carla Melazzini, l'autrice, parte da qui: non si può pretendere che un adolescente parli e discuta e analizzi e comprenda eventi tragici che sono accaduti e che accadono fuori di lui e intorno a lui. Perché l'adolescente ha una propria memoria storica, incarnata nel corpo che cresce. La sua memoria è fatta di tutte le relazioni funzionali e disfunzionali che ha intessuto dalla nascita a quel momento. Gli adulti con cui ha stabilito rapporti non sempre sono (stati) attendibili e in grado di guidarlo, di sostenerlo.
I ragazzi e le ragazze cosa cercano, cosa chiedono? Il rispetto dei loro sentimenti. Quali parole possiamo offrire al bambino-adolescente perché si possa avviare un dialogo fondato sul riconoscimento dei loro bisogni, delle loro emozioni? Le parole di un testo letterario, il cui mediatore siamo noi, gli insegnanti, purché non aggiungiamo alcunché. Leggere e basta.
Che la lettura abbia inizio, dunque.

           Sebastian  e Evamaria                                            Julia
Barbara, Anika e Julia6 sono tre adolescenti alle prese con genitori cui spesso devono fare loro da adulti responsabili. Le mamme si fanno in quattro per mandare avanti la casa e la famiglia. I papà, nel caso di Barbara e Julia, vivono altrove per motivi diversi: il papà di Julia è fidanzato con un'altra donna, il papà di Barbara si allontana dalla famiglia perché estenuato dai rimproveri acidi della suocera, donna invadente e brontolona che gli rimprovera l'infelicità della figlia. Le ragazze hanno una loro vita indipendente da quella dei genitori. Le mamme lavorano tutto il giorno e con difficoltà riescono a conciliare il lavoro fuori casa, sottopagato, con gli impegni familiari. 

Ora di crescere

Nel caso di Anika, la madre ha rinunciato al lavoro per occuparsi della figlia, che però non riesce a stabilire con la Madre un rapporto positivo e comunicativo. In casa sua i genitori si comportano in modo molto infantile, sembrano spiazzati dai comportamenti e dalle nuove emozioni di Anika, alle prese con l'innamoramento, con i primi appuntamenti e con stati d'animo contrastanti.
Julia si innamora di un ragazzo più grande di lei e scrive nel suo diario tutto ciò che le accade dal compimento del suo quattordicesimo compleanno: uno stress totale! Le incomprensioni con la mamma, i contatti con le varie fidanzate del papà, i week-end strampalati col padre, gli alimenti in arretrato, le litigate pazzesche tra i genitori divorziati, la conoscenza, il corteggiamento e la frequentazione con Stefan, giovane studente lavoratore, impegnato socialmente e legato alla Teologia della Liberazione. Non c'è mai un momento per respirare. 


Che stress!
C'è da dire che le adolescenti di queste storie vivono tutte concentrate nelle loro vicende familiari, relazionali e passionali. Non una di loro sembra interessata ad altro, se non ad aiutare la famiglia a risolvere situazioni difficili o a ristabilire equilibri incrinati nella relazione tra i genitori, come nel caso di Barbara. Urla, dispetti, cattiverie, rimproveri, incomprensioni: tutto emerge e arriva ai ragazzi attraverso la voce che legge e interpreta gioia, rabbia, ira, entusiasmo, sollievo delle protagoniste. Barbara riesce a far riavvicinare i genitori, che litigano a causa della loro casa in costruzione che assorbe tutte le finanze familiari ridotte all'osso, motivo di discussioni furibonde in famiglia in presenza dei figli. Litigi e imprecazioni che rimbombano sui pianerottoli e per le scale di un condominio popolare, dove gli appartamenti non dispongono del gabinetto che deve essere condiviso tra vicini di casa impiccioni, maldicenti e bisbetici. Barbara, per prendere le distanze dal pesante e triste clima familiare, trova rifugio in casa di un suo compagno di scuola, un caso disperato. Entra così in rapporto con una famiglia del tutto diversa dalla sua, con problemi difficili ma differenti. Le relazioni si approfondiscono, si creano legami forti, affettivi, fondati sulla schiettezza e sulla fiducia.
Attingendo a risorse inesauribili, le tre ragazze riescono a far fronte alle loro situazioni “disperate”. In ogni esperienza, in ogni avvenimento, in ogni istante, loro ci sono, pienamente. È ora di crescere: sono ore vissute con intensità, con le passioni degli adolescenti. Gli stati d'animo sono espressi senza reticenze: la rabbia, la gioia, l'appagamento. Tutti i ragazzi possono riconoscersi nelle manifestazioni delle emozioni, nei personaggi maschili e femminili perché ad ogni protagonista donna fa da contrappunto un comprimario uomo.
Più complesso si presenta Bonsai7, il romanzo centrato sulle rocambolesche vicende di Sebastian, adolescente egocentrico e narciso alla ricerca della propria identità sessuale. La Nöstlinger riesce ad adattare il linguaggio e lo stile della scrittura alla personalità del ragazzo, immaginando che sia lui a scriverlo, sotto forma di diario. Rispetto agli altri romanzi questo si presenta più complesso, nella forma e nel contenuto. 
Sebastian riflette tantissimo su se stesso, elabora teorie e costruisce complicati sistemi filosofici in cui egli stesso rimane aggrovigliato. Pensa e scrive in modo elaborato, sottile, con frequenti punte di salace ironia. Sembrerebbe che solo sua cugina lo capisca. Ed è l'unica, in effetti, che lo segue nelle sue congetture e nei suoi esperimenti nel momento in cui inizia a interrogarsi circa le proprie pulsioni sessuali: sono o non sono omosessuale? Sebastian vive con la madre avvocato a Vienna, in una grande casa in cui solo raramente sente la mancanza del padre, stabilitosi negli USA con una nuova famiglia. La Mater è perennemente impegnata nel proprio lavoro o nell' improbabile attività di scandagliare l'animo del figlio, così basso di statura per la sua età da venir chiamato col nomignolo di Bonsai. Sebastian, a parte l'altezza, è ben proporzionato, è di bell'aspetto e piace molto a un'altra protagonista delle vicende, la cugina Evamaria una cui trovata scatenerà tutta una serie di comici eventi che si concluderanno con un finale rumoroso, doloroso ma lieto. Il romanzo ruota dunque attorno a due adolescenti: il tormentato Sebastian e l'esplosiva Evamaria. Sarà lei a sciogliere il dramma e a rasserenare il tortuoso cugino. I due ragazzi discorrono di sesso senza inibizioni, con naturalezza: nessuna volgarità emerge a turbare la fluidità e la gradevolezza della lettura. Non si può non ridere delle avventure sfortunate di due adolescenti che, senza l'aiuto e la guida degli adulti (impegnati a sciogliere i loro drammi personali), si avviano a scoprire con paure, inibizioni, entusiasmo, slancio e fughe, il proprio corpo e l'attrazione verso quello di un'altra persona, diversa ma uguale per emozioni e bisogni.
Per Christine Nöstlinger ogni cosa deve essere chiamata col proprio nome: i ragazzi devono potersi identificare e riconoscere in storie vere, oneste, credibili. Lo sviluppo sessuale dei giovani non ammette sofisticazioni: lo stesso Sebastian a un certo punto si accorge di non poterne più di  tutto quel filosofeggiare e con un teatrale gesto liberatorio lancia un libro di Nietzsche su un cumulo di letame. 

Recensione pubblicata nella rubrica Letture del n° 2/20014 di CE, la rivista del MCE. 

1Antonio Faeti, prefazione a Due casi disperati, Bur ragazzi, 1999. pagina 6
2Ibidem, pagina 5
3Antonio Faeti, prefazione a Ora di crescere, Bur ragazzi, 1997, pagina 6
4Ibidem, pagine 6 e7
5Carla Melazzini, Insegnare al principe di Danimarca, Sellerio editore, 2011
6Protagoniste, rispettivamente, di Due casi disperati (consigliato a partire dagli 11 anni), Ora di crescere (consigliato a partire dalla terza media) Che stress! (consigliato a partire dalla terza media). Che stress! Diario scoppiato di una teen-ager è edito dalla Salani, 2006
7Christine Nöstlinger, Bonsai, Salani editore, 2005. (Consigliato a partire dalla terza media)

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