giovedì 3 luglio 2025

Avviare a leggere con gli albi illustrati

Rientrata a Roma dopo un mandato all'estero di sei anni, ho ripreso a lavorare nella scuola pubblica. Con mia grande gioia, mi è stata assegnata una prima elementare. Insegnare a leggere e a scrivere è un'avventura stupefacente per i bambini e per noi insegnanti. 

Per quanto mi riguarda, risiede proprio qui la bellezza travolgente della prima elementare: la graduale scoperta reciproca, la costruzione di una relazione e  l'elaborazione collettiva di un percorso di insegnamento-apprendimento denso di sorprese, sfaccettato, anche pieno di imprevisti, di ostacoli, di arresti, di fermate e ripartenze. La difficoltà sta nel sapersi fermare e attendere, seguire il ritmo dei bambini, non mettere fretta, accoglierli sulla soglia e spingerli sempre un po' più in là; nutrire sempre fiducia e sostenerli, stimolarli, appassionarli alla conquista del segno scritto, della parola e della frase che significa qualcosa, che ci racconta delle storie.

L’anno scolastico è terminato ma sono ancora vive le tracce del viaggio appena concluso. Impronte tangibili, impresse negli albi illustrati usati per l’avviamento alla lettura.

Con i bambini e le bambine di questa prima elementare ho voluto seguire un percorso fondato su storie complete, non stralci, non brani estratti da libri. Ho scelto di lavorare usando alcuni albi illustrati come punto di partenza di un percorso che avrebbe dovuto condurli a conoscere e apprezzare la lingua scritta come tecnologia rivoluzionaria che trasforma dei segni in significati e in storie che nutrono, divertono e alimentano fantasia e immaginazione, sollecitano la ricerca del senso, del gusto e della bellezza. 
I testi che scegliamo di leggere in classe ad alta voce fanno la differenza. Leggere ad alta voce fin dai primi giorni di scuola allena i bambini ad ascoltare la lingua scritta, a nutrirsi di suoni e di parole che compiono la travolgente magia della lingua: raccontare storie, dire, comunicare messaggi, esprimere la propria immaginazione, condividere pensieri, idee e gioia. Esprimere ed affermare se stessi.

La prima parola, potente come il fuoco di Prometeo, che i bambini hanno letto e scritto è stata “io”. Due vocali che permettono di dirci e rivelarci. Pezzettino di Leo Lionni è stato uno dei primi albi che ho letto ad alta voce a settembre. Il protagonista, alla fine del suo viaggio intrapreso per scoprire a chi appartenesse, comprende con meraviglia di non essere il pezzetto mancante di nessuno. Piccolo ma completo, Pezzettino esclama: “io sono me stesso!”. Al termine della lettura, abbiamo appeso sopra la lavagna una striscia con la frase di partenza del nostro viaggio: “io sono io”. Siamo partiti da qui a leggere e a scrivere, da due vocali accostate insieme a formare un significato molto evocativo. Senza esitazione, i bambini hanno scritto in autonomia sul loro quaderno la frase di Pezzettino e hanno rappresentato se stessi in un autoritratto con un primo piano sul volto.

Per scelta, sostenuta da ricerche e studi, ho focalizzato il lavoro della prima elementare sul processo della conquista della lingua scritta, costruendo un ambiente di insegnamento-apprendimento sereno, piacevole e stimolante. A fronte di un percorso di cinque anni, ho preferito lavorare senza fretta e senza stress con lo stampato maiuscolo e minuscolo, rimandando in seconda “la scrittura del pensiero”, il corsivo. Durante questo primo anno, i bambini hanno lavorato con impegno affrontando tante fasi di conquista della scrittura, e non per tutti il percorso è stato lo stesso; non per tutti il processo è stato fluido. Per questo, osservando la classe reale con cui mi relazionavo ogni giorno, ho scelto di sviluppare innanzitutto la dimensione del piacere attraverso la lettura di albi illustrati, che fin dall’inizio hanno catturato la loro curiosità e fantasia.  


Gli albi illustrati hanno animato costantemente le nostre attività di letto-scrittura. Inizialmente leggevo solo io per i bambini, ad alta voce, con grande piacere per me e per loro. 

Quando ho intuito il momento propizio, ho cominciato a distribuire loro, una alla volta, le pagine fotocopiate degli albi che via via leggevamo in classe. Pagine modificate da me in modo da proporre simultaneamente due caratteri, lo stampato maiuscolo e lo script, per offrire ai bambini la possibilità di scegliere quale usare per la lettura e di cimentarsi con il carattere meno familiare. Ogni pagina dell’albo scelto veniva riscritta al computer in maiuscolo, stampata e incollata sull’albo. Successivamente, la fotocopiavo e distribuivo ai bambini che dovevano leggerla a casa per esercitarsi e poi a scuola, ad alta voce. Ma il lavoro significativo veniva svolto insieme e coinvolgeva anche la fase dell’illustrazione del paragrafo assegnato. 

 Il primo albo che ha coinvolto i bambini in questo processo di lettura autonoma e di illustrazione è stato Che cos’è un bambino? di Beatrice Alemagna. Fin dai primi giorni di scuola avevo spiegato ai bambini la differenza tra “libro” e “albo illustrato”, per cui i bambini e le bambine sapevano cosa aspettarsi. Non si aspettavano però le illustrazioni magnifiche di “Beatrice”, che hanno destato grande stupore e ispirato disegni stupendi.

Ogni pagina di questo albo ha suscitato conversazioni inattese con l’espressione di opinioni, pensieri personali, ricordi di esperienze vissute. 
Ha inaugurato anche una prima serie di discussioni partecipate centrate sulla funzione delle illustrazioni, sullo stile grafico, sul colore, su come si sarebbe potuto illustrare il testo letto e/o quello che suscitava in loro. 
Ognuno esprimeva la propria idea e si metteva all’opera se risultava coerente con quanto espresso dall’autrice. 
Prendendo spunto dalle illustrazioni originali, i bambini si sono concentrati e impegnati a realizzare dei disegni a pagina intera, molto  colorati e chiari nel significato che volevano comunicare.

Così, piano piano, i loro quaderni si sono tramutati in albi illustrati, con il testo da leggere su una facciata e l’illustrazione su quella accanto. A casa i bambini avrebbero dovuto rileggere il paragrafo che avevano già illustrato a scuola. La motivazione alla lettura è stata sempre molto alta: mostravano di tenere a quel momento in cui loro leggevano per me una storia o un testo che faceva da collante emotivo all’interno del gruppo.

La classe sembra aver apprezzato il lavoro svolto, diventando anche più consapevole del percorso maturato: verso la fine dell’anno hanno mostrato di saper affrontare una conversazione in cui si chiedeva loro di esprimere liberamente l’indice di gradimento degli albi letti. Le loro osservazioni riguardavano sia la storia narrata sia le illustrazioni. 
Dal mio punto di vista di maestra è stato un lavoro molto intenso e divertente. Ero pronta a cambiare rotta qualora la prima esperienza non fosse stata accolta in modo sereno e stimolante. Invece, come sospettavo, è stata una scommessa vincente e così, dopo Che cos’è un bambino?, è stata la volta di altri albi ricchi di spunti: Orso, buco!, Guizzino, Nel paese dei mostri selvaggi e, infine, La sedia blu.

Leggere ad alta voce fa la differenza: per affinare il gusto e lo stile; per accompagnare i bambini ad apprezzare l’implicito contenuto nella lingua scritta; per dire, senza spiegare, che quando si legge e si ascolta, si legge e si ascolta la lingua scritta. Ciò che ascoltiamo leggere, vale anche per noi adulti, modella le nostre frasi e si imprime nel nostro vocabolario interno. Diventa memoria e ci plasma. Leggere ad alta voce nutre l’ascolto dei silenzi, dei punti e delle virgole. Affina la percezione delle tonalità, dei timbri, del colore della voce, dell’espressività. Affina il senso della sonorità poetica delle parole e delle frasi.

Leggere ad alta voce senza interruzioni, però! Non serve fermarsi per spiegare. Non è utile interrompere la narrazione per chiedere ai bambini cosa hanno capito. La lettura ad alta voce sviluppa la comprensione attraverso l’ascolto condiviso e grazie allo stile di chi legge. Le attività didattiche comunemente note con la dicitura “lettura e comprensione”, volte troppo spesso ad allenare bambini e ragazzi a rispondere a test strutturati e standardizzati, non hanno niente a che fare con la lettura, tantomeno sono funzionali allo sviluppo del piacere di leggere. Non servirebbe un progetto apposito per questo: serve solo la nostra personale passione per la lettura ad alta voce, unita alla convinzione che sia l’attività più rivoluzionaria che si possa praticare a scuola per sviluppare e nutrire l’uso intelligente e funzionale, partecipe ed espressivo della lingua, orale e scritta, narrativa e poetica.



Bibliografia

Beatrice Alemagna, Che cos’è un bambino?, Topipittori

Claude Boujon, La sedia blu, Babalibri

Leo Lionni, Pezzettino, Babalibri

Leo Lionni, Guizzino, Babalibri

Maurice Sendak, Nel paese dei mostri selvaggi, Babalibri

Nicola Grossi, Orso, buco!, Minibombo