Autrice: Bianca Pitzorno
Illustratrice: Emanuela Bussolati
Edizioni EL, 2003
Consigliato a partire dai 10 anni
L'arrivo di
un astronabus spaziale non è questione di tutti i giorni.
Soprattutto
se si tratta di un'astronave speciale che porta sulla Terra una
creatura del pianeta Deneb, la stella più brillante della
costellazione del Cigno1.
Protagonista
di questa storia è Mo, un*2
bambin* di 29 anni denebiani, corrispondenti ai 10 anni terrestri.
Il romanzo
di Bianca Pitzorno, Extraterrestre alla pari, cattura
immediatamente la curiosità del lettore3,
facendolo entrare nel vivo della vicenda. Mo, appena atterrat* in
Italia con i suoi genitori, incontra la famiglia Olivieri che
l'ospiterà per dieci anni come un* figli*, come previsto dal
programma di scambio reciproco promosso dall'I.R.T.D. (Istituto per i
Rapporti Terra Deneb). Si creano subito delle frizioni tra le due
famiglie a causa del sesso di Mo: è maschio o femmina?
La famiglia
Olivieri crede di ospitare un maschio, deduzione affrettata dipesa
dal fatto che il nome della creatura termina con la o4.
L'aspetto, del tutto uguale a quello dei ragazzini terrestri, non
tradisce l'appartenenza a un genere piuttosto che a un altro e quando
i terrestri vengono a sapere che non si conosce il sesso di Mo, sono
disorientati, addirittura indignati. Si arrabbiano e minacciano di
non accogliere più Mo.
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Bianca Pitzorno |
Sono
le parole del signor Olivieri, sbigottito e disorientato di fronte
alla sorpresa del non-sesso di Mo. I genitori denebiani, a loro
volta, non comprendono l'agitazione dei terrestri, non capiscono
perché la conoscenza del sesso sia così cruciale per l'educazione e
la crescita dei figli: su Deneb
«per aiutarli a
crescere occorre conoscere il carattere dei nostri bambini, le loro
tendenze, i loro desideri... non se sono maschi o femmine. Questo
interesserà semmai loro quando da adulti desidereranno metter su
famiglia, se ne avranno voglia
».7
La
prima edizione del libro è del 1979. Leggendolo, si scopre con
meraviglia la sua attualità: il tema affrontato nella storia fa
discutere ancora oggi; pone genitori e insegnanti di fronte a
questioni importanti legate all'educazione di genere. Le classi in
cui lavoriamo sono miste, composte da bambini e bambine che
nell'abbigliamento, nei giochi, nei discorsi, nelle discussioni
guidate “tradiscono” diverse rappresentazioni del genere cui
appartengono. Come possiamo intervenire noi adulti, cresciuti in una
cultura stigmatizzata, allevati spesso secondo modelli tradizionali?
Come aiutarli a crescere con maggiore libertà, coscienti delle
etichette, dei modelli inculcati da una cultura sessista maschilista
e patriarcale?
Ho letto Extraterrestre alla pari ad alta voce in quinta elementare. Fattori di natura diversa mi avevano suggerito questo titolo.
In
classe si percepiva una tensione sottile nei rapporti tra i maschi e
le femmine, soprattutto tra alcuni bambini. I diverbi scoppiavano in
giardino, durante la ricreazione. Riguardavano i giochi, le amicizie,
le gelosie. I
bambini si insultavano e si offendevano, rimproverandosi
reciprocamente atteggiamenti che in realtà mettevano in atto sia i
maschi sia le femmine. Questo è stato di certo il fattore
determinante nella scelta.
Un
ruolo non secondario aveva giocato anche il lavoro che stavamo
sviluppando in Italiano: l'analisi di pubblicità televisive di
marchi famosi. I testi dei bambini, oltre ad essere molto divertenti,
erano puntuali, critici, spietati quando si trattava di pubblicità
che reclamizzavano le automobili, i prodotti per l'igiene femminile e
per la pulizia domestica. Leggendoli, si aprivano spesso dibattiti
legati al tema dei ruoli sessuali: perché la donna è sempre
associata alla pulizia della casa e l'uomo no? Perché pubblicizzano
saponi solo per l'igiene intima femminile? Perché quando devono
vendere una macchina c'è una donna mezzo nuda?
Non
mi ero sbagliata nella scelta: il libro ha interessato tutti i
bambini, facendo venire allo scoperto, con acute osservazioni, anche
quelli di solito più chiusi. Procedendo nella lettura, i discorsi
in classe si facevano sempre più vivaci. Gli interventi partivano
dal romanzo e si estendevano ad abbracciare i problemi di tutti i
giorni, scolastici e familiari. Si parlava delle frasi fatte e dei
luoghi comuni connessi al piangere; dei modelli culturali che
impongono colori differenti per i due generi: l'azzurro e il rosa, i
colori scuri e i colori pastello.
Più
avanti, nel romanzo, la scrittrice descrive la trasformazione
avvenuta in tutti i componenti della famiglia terrestre appena i
risultati delle analisi ufficiali attribuiscono a Mo il sesso
femminile. Cambiano l'arredamento della stanza, i colori della
tappezzeria, delle tende e dei quadri.
Cambiano i libri, i giocattoli, i giochi che Mo può fare.
Cambiano i libri, i giocattoli, i giochi che Mo può fare.
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Illustrazione di Emanuela Bussolati |
Non spazientiscono più le sue doti
Alla
fine del romanzo Mo è estenuata: si accorge di non essere mai
davvero se stessa, di non trovarsi a suo agio con i terrestri. Si
preoccupa di essere diventata ipocrita e meschina perché non le è
permesso essere quello che è, Mo, con i suoi interessi piaceri
desideri bisogni passioni curiosità comportamenti. Con i suoi
sentimenti, che non hanno sesso.
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Illustrazione di Emanuela Bussolati |
Incontrandosi
con un suo amico scienziato, Mo scopre casualmente di poter tornare
sul suo pianeta prima dello scadere dei dieci anni prefissati. Decide
di partire. Ma non da sola: porta con sé la cugina Caterina,
imprigionata dai consigli, divieti e pregiudizi familiari; la sua
amica Maria, che vuole crescere libera dall'obbligo di vestirsi con
abiti femminili; la piccola Stella, la figlia di Anna. Anna è la
sorella scienziata della madre terrestre di Mo: per timore di essere
criticata e vessata per le sue scelte (andare per un anno in America
per studiare la coda di una cometa lasciando il marito ad occuparsi
dei bambini) ha rinunciato a fare ciò che ama (l'astronomia) e si
sta spegnendo. Ma Stella deve vivere in modo diverso, senza che
qualcun altro scelga per lei ciò che può diventare solo per il
fatto di appartenere a un genere che, in Italia, ancora non è
considerato davvero alla pari di quello maschile.
Questa recensione è stata pubblicata nella rubrica Letture del n° 4/2013 di CE, la rivista del MCE edita dalla Erickson
1 Bianca
Pitzorno, Extraterrestre alla pari, Einaudi ragazzi, 2003. http://www.biancapitzorno.it/
2 Il
simbolo * sostituisce la desinenza perché ancora non si conosce il
sesso del protagonista. Richiama la scelta stilistica dell'autrice
che tronca il finale dei nomi e dei pronomi riferiti ai denebiani,
la cui lingua ha il genere neutro.
3 Il
romanzo è consigliato a partire da 10 anni.
4 L'equivoco
nasceva anche dal fatto che in una lettera in cui presentavano Mo, i
genitori dell'extraterrestre si erano riferiti a lui traducendo i
pronomi e gli aggettivi neutri che lo riguardavano col maschile. In
italiano infatti non esiste il genere neutro e si usa il maschile
quando non si conosce il sesso di una persona o quando ci si
riferisce a un gruppo di persone non dello stesso genere. Pagine 17,
50, 53.
5 Pagina
12
6 Pagina
12
7 Pagina
15
8 Pagina
94
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